Neophytus wrotePer esempio, tornando alle canzoni, cosa scegliere di un mostro di bravura come Bruce Springsteen?
Ecco, questa è una frase importante... che mi costringe a una piccola digressione rispetto al percorso che avevo in mente di seguire.
Il 1984 è stato, per me, un anno fondamentale: nessuna reminiscenza letteraria, semplicemente sono successe tre cose che hanno segnato la mia vita musicale e non: ho fatto 18 anni, ho visto BB King in concerto (ne parliamo prossimamente), ho comprato il disco di Born in the USA. L'anno successivo, sull'onda emozionale di quell'acquisto, me ne andai in pullman fino a Milano per vedere il primo concerto del Boss in Italia: San Siro, 21 giugno 1985, il concerto che -ancora oggi- reputo il più bello tra tutti quelli che ho visto (in realtà si dovrebbe dire "sentito", ma questo è un mistero causato dalle nostre strutture biologiche ancestrali, la vista ha il sopravvento sull'udito. Con conseguenze che, oggi come non mai, sono percepibilissime, e non solo a livello musicale...).
Bruce Springsteen e la E-Street Band erano (e sono tuttora) la miglior "cosa" che il rock potesse mettere su un palco. Un repertorio invidiabile, una capacità di tutto rispetto (nessuno dei musicisti è una leggenda del proprio strumento, ma sono tutti bravi, e creano un'alchimia sonora senza pari), e -last but not least- un'energia, un impatto che non ha rivali. Su tutti, lui, Springsteen, un leader che vuole apparire come un primus inter pares e come tale si comporta.
I dischi di Springsteen sono ancora molto belli, anche se -come è ovvio- dopo tanti anni di carriera lo smalto ha perso un po' di lucentezza; ogni tanto appare qualche perla, ma dopo "Born in the USA" i suoi dischi più riusciti sono "The ghost of Tom Joad" e "Devils and Dust", entrambi album acustici; nel mezzo, "The Rising", il disco nato sulla scia degli attentati dell'11 settembre: un buon disco, importante sia per l'eco che ebbe in patria, sia perché con quella canzoni Springsteen sembra assumersi consapevolmente quel ruolo di "voce del popolo americano" che tante volte gli era già stato attribuito in precedenza; e anche il disco dedicato a Pete Seeger sembra voler essere la dimostrazione di tale presa di coscienza.
Tutto ciò che Springsteen ha pubblicato prima di Born in the USA, compresi i due album di esordio del 1973, non può mancare nella discoteca di un appassionato del rock. Born To Run, Darkness on the edge of town e The River sono capolavori assoluti, così come -nel suo genere- lo è Nebraska.
Grande compositore e interprete, Springsteen resta comunque un vero e proprio "rock'n' roll animal" da palcoscenico. Negli ultimi anni, i suoi concerti sono diventate vere e proprie kermesse musicali, con una consistente parte della "scaletta" riservata alle richiese estemporanee del pubblico, e l'inclusione di tanti brani di altri cantanti: considerato che alla tenera età di 65 anni il nostro ancora si sbatte sul palco per più di tre ore (effettive) di musica, c'è spazio per tutti...
E allora, cosa ascoltare, di Springsteen? Capirai... 18 album in studio, innumerevoli collaborazioni e singoli, inediti a profusione, una media di 90 concerti all'anno per vent'anni, ognuno da quasi quattro ore... di roba da ascoltare ce n'è davvero tanta. E allora, solo qualche segnalazione di gusto del tutto personale:
Thunder Road, il pezzo del Boss che più amo
Jungle land, Little Steven alla chitarra fa un lavoro eccezionale e lo straziante solo di Clarence Clemons è una perla di rara bellezza
The River,
I'm on fire, e
Tougher than the rest, colonne sonore dei miei amori giovanili...
E, senza stare troppo a tirarla per le lunghe, un (bel) po' di rock:
Badlands,
She's the one,
Adam raised a Cain,
Glory Days,
Sherry Darling,
Bobby Jean, e, quasi un inno generazionale, la bellissima
Hungry heart.
Andrei avanti per ore, ogni volta che posto un link ne scarto altri cinque e me ne vengono in mente dieci ancora. Il concerto si avvia alla conclusione con due pezzi che (indegnamente) ogni tanto eseguo anche io, quando suono con gli amici:
Cadillac Ranch e
Johnny99.
Il gran finale è con l'immancabile omaggio a Elvis di
Can't help falling in love (direttamente da Milano... 😉) e la preziosa, bellissima, insuperabile versione acustica di
Born to run.
Volete il bis? Bene:
No surrender (versione acustica),
American Skin e...
The Rising.