black dog wroteE allora diamo il pane a quei denti pigri!
Per chi conoscesse solo i Cream, tre titoli del Clapton solista da avere?
Che fai, provochi? Ma io devo lavorare, porcaccia la miseria!!!
Tre titoli sono -ovviamente... 😉 - troppo pochi. Ve ne butto giù un po', tanto per dare un'idea.
Anche se non sono dischi del Clapton "solista" in senso stretto, sono però ASSOLUTAMENTE IMPERDIBILI (e non per un claptoniano, ma per qualsiasi appassionato di musica):
- il disco coi Bluesbreakers di John Mayall, il cui titolo è -non affaticate la memoria- "Bluesbreakers with Eric Clapton" (tra gli appassionati si usa anche il titolo "Beano", che è il fumetto che Clapton sta leggendo nella foto di copertina);
- "Layla and other assorted love songs", uscito a nome di Derek & The Dominos, in cui è presente anche Duane Allman, un altro grandissimo chitarrista (che sarebbe morto poco tempo dopo schiantandosi con la Sportster).
C'è un altro disco a suo modo storico: "Howlin Wolf - The London sessions". Come recita il titolo, si tratta di un disco di Howlin Wolf, forse il miglior cantante blues di sempre. In quel periodo andava di moda far realizzare ai bluesmen storici dischi in cui "rileggevano" i loro classici con l'aiuto (si fa per dire) dei giovani bluesmen inglesi. Alcune di queste collaborazioni sono riuscite bene, altre no; questa è riuscita benissimo. C'è Howlin Wolf (di cui ho appena detto) col suo chitarrista "di fiducia" Hubert Sumlin; c'è Clapton, e poi c'è la sezione ritmica degli Stones (Charlie Watts alla batteria, Bill Wyman al basso, e -non accreditato- fa la sua comparsa anche Mick Jagger all'armonica. Ah, c'è pure Ringo Starr, in una delle occasioni in cui dimostra che la batteria la sa suonare). In studio non c'era Steve Winwood, che però registrò le sue tracce a parte così che potessero essere mixate col resto. Datemi retta, sentitevelo anche se non vi piace il blues. Nella ri-edizione de luxe, in cd, si sentono dei dialoghi abbastanza divertenti, tra cui uno in cui Wolf si incazza con Clapton e di conseguenza Sumlin insegna al nostro come suonare quel passaggio.
Eric Clapton ha passato in tour una buona parte della sua vita, ed è grazie alle sue esibizioni live che la sua fama, soprattutto all'inizio della carriera, si è diffusa e consolidata. In questa speciale categoria, direi:
- Just one night: non solo è il disco di Clapton che io ho ascoltato di più, ma credo sia in assoluto uno dei migliori live mai incisi. Clapton in ottima forma, brani di grosso impatto (salvo qualche piccola concessione al disco appena uscito), band di ottimo livello (in cui spicca l'altro chitarrista Albert Lee, tutt'altro che un "secondo" o una spalla)
- Unplugged: disco che ha segnato un po' la "rinascita" artistica di Clapton, dopo un periodo eccessivamente pop (Phil Collins, si te trovo davanti alla macchina nun freno...), e che presenta il nostro alle prese con la chitarra acustica, strumento che da allora ha ripreso in mano più volte, soprattutto per recuperare sonorità tipiche del blues rurale. Il cd è semplicemente strabiliante, mancano (dato il contesto acustico) brani e sonorità tipiche del rock, ma siamo davanti a un capolavoro.
- One more car, one more rider: lo metto qui anche se non è un disco particolarmente emozionante, ma è comunque una bella testimonianza di tutta la carriera di Clapton. Ben suonato, bella band, brani classici... il classico cd che metti lì e stai a sentire senza problemi mentre magari fai anche altro.
- per gli appassionati del genere, ci sarebbe anche il live degli Yardbirds con Sonny Boy Williamson (un'altra di quelle collaborazioni di cui si diceva prima). Un giovane Clapton fa "solo" il chitarrista, e, insomma, è comunque un bel sentire.
- se volete, c'è anche "24 nights". E' un bel disco, vario, ben fatto. Ma non è "un live": sono registrazioni live di diversi momenti e in diverse situazioni, messe insieme a comporre un cd. Tutto bello, per carità, ma secondo me "un live" è un disco che cattura l'atmosfera di un concerto, di un momento; e questo, invece, è una cosa diversa.
Veniamo ai dischi in studio. In una carriera ormai ultracinquantennale, Clapton non ha mai inciso un album "boom", uno di quelli che tutti (ma proprio tutti) hanno sullo scaffale, uno di quelli che vende miliardi di copie (il suo successo commerciale più grande è l'Unplugged). Un disco di Clapton segue quasi sempre una "scaletta" più o meno predefinita: uno o due blues classici, due brani un po' più rockeggianti, un po' di ballads e due o tre pezzi belli 😉 .
Chiaramente, dato che il nostro ha attraversato periodi di ispirazione e di forma piuttosto altalenanti, può succedere che in un disco le ballads sono tutte buone senza esagerare, i rock fanno cagare, e poi ci sia un pezzo entusiasmante; ma le combinazioni sono infinite. In più parliamo di un chitarrista che per tecnica e versatilità è senz'altro superiore a chiunque altro (Hendrix incluso), e capita che le capacità tecniche mascherino la mancanza di idee. Quindi, senza pretesa di infallibilità, i dischi in studio da ascoltare -secondo me- sono:
- Slowhand, ovviamente. E' il disco "signature" di Clapton, suonato con grandi musicisti (ma questo, devo dire, con Clapton capita spesso...) e con una bella scelta di brani. La sequenza iniziale è da sballo, il resto del disco segue a ruota.
- From the Cradle: è un disco di soli blues di repertorio, il genere che Clapton pratica da sempre. Qualche occasionale momento di pigrizia, ma nel suo stile è un disco di altissima levatura. Ovviamente, se non vi piace il blues, lasciate perdere.
- Eric Clapton: il primo disco solista di Clapton. E' un disco "strano", si sente che Clapton è alla ricerca della sua personalità artistica; e nel disco intervengono quasi tutti i musicisti con cui lavorava in quel periodo, soprattutto Delaney Bramlett, che è anche produttore. In compenso c'è la prima testimonianza della sua lunga frequentazione di J.J. Cale, ovvero "After midnight"; un brano che poi ritornerà spesso nei suoi concerti, "Blues power", di Leon Russell; e "Let it rain", che termina l'ascolto con un assolo memorabile, forse tra i migliori della carriera di Clapton.
Questo, se devono essere tre ma proprio tre e basta. Se invece vi fidate di Rolling Stone, sentitevi anche "461 Ocean Boulevard", incluso nella lista dei 500 migliori album della storia del rock, e non senza ragione. E se vi fidate di me, andate dritti su "Money and cigarettes", un disco considerato minore, ma che include una ballad meravigliosa ("Pretty girl", purtroppo mai ripresa in un live) e le partecipazioni di Ry Cooder, Albert Lee e Duck Dunn. Molto belli sono anche il cd dedicato a J.J. Cale, "The breeze", e quello dedicato a Robert Johnson (sempre se vi piace il blues...).
Se non volete avere troppi problemi, compratevi il cofanetto "Crossroads" (c'è anche un Crossroads 2, ma non è allo stesso livello): c'è (quasi) tutto quello che si dovrebbe sentire di Clapton, almeno fino al 1988.